In questa seconda parte dell’articolo dedicato a Il caso di Rookburgh a Phantasialand, verrà approfondito nel dettaglio uno studio sulle Belle Arti che si possono trovare applicate in questo parco. In particolare, verrà ancora analizzato lo splendido lavoro fatto sull’area di Rookburgh, analizzando gli stili utilizzati, l’impiego di grafiche, illustrazioni e alcune delle aziende e delle persone che hanno progettato quest’area.
Lo stile industriale
La tematizzazione strutturale legata all’area di Rookburgh vede il periodo vittoriano e la fantascienza fondersi per diventare lo stile steampunk. Questo particolare filone della narrativa fantascientifica, con l’introduzione di tecnologie anacronistiche in ambientazioni storiche, è stato considerato negli ultimi anni quasi come una vera e propria moda. Per essere concisi e voler considerare lo stile steampunk nel mondo dell’architettura e del design d’interni, ci si può rifare allo stile industriale, uno stile di arredo moderno che imposta un nuovo metodo di confrontarsi con la tradizione, concentrandosi interamente sulla ricerca di materiali propri del mondo industriale.
Esso affonda le sue radici nella tendenza del vintage che da anni imperversa nel mondo del design, coniugando propensioni sociali, come il desiderio di risparmio e la tendenza ecologica del riciclo, entrambi temi sensibili anche nel settore dei parchi, dove si cerca di realizzare intere aree con oggetti di recupero: i cosiddetti prop.
Probabilmente, nasce anche dall’idea di riutilizzo che ha cominciato a prendere piede quando si è iniziato a riconvertire gli edifici produttivi newyorkesi che venivano trasformati in loft abitabili già dalla fine degli anni Settanta. L’atmosfera originale di factory era data dagli elementi architettonici originali degli ambienti stessi: i pilastri in mattoni, i sottotetti in ferro e ghisa, i pavimenti in cemento e dai muri. Per ottenere questo tipo di atmosfera anche nei parchi si è allora pensato di trasportare gli elementi di riuso che ricordassero in maniera inequivocabile quel tipo di ambienti del passato e lo si è fatto inserendo elementi che spesso perdono la loro funzione originale trasformandosi da oggetti d’uso in oggetti di scena. Nello stile industriale le forme e i materiali sono determinati più da un carattere estetico che dalla loro reale ed effettiva funzione, quindi, si parla di recupero e revisione funzionale.
Gli elementi dello stile industriale rispondono alla regola: ricordo, semplicità, robustezza e regolato disordine. Ci vuole poco però per sconfinare nella disorganizzazione, per questo gli elementi scelti devono essere perfettamente integrati tra di loro. Questo stile si serve di elementi originariamente progettati per un uso produttivo proprio come avviene nel vintage e trovano spazio in ambienti dove il ferro rugginoso, l’ottone ossidato, il legno consumato, i vetri opachi, e anche il peltro, vengono adoperati secondo il loro migliore utilizzo.
I materiali più usati restano sempre quelli resistenti, di derivazione industriale, ma per le tinte la palette di colori degli interni punta generalmente su toni neutri o ombrosi, come il nero, il grigio e il caffè, accoppiati con i legni naturali e consumati. Le pareti sono in tinta unita, beige e grigio, ma molto spesso vengono usate le carte da parati, che si limitano in genere a motivi geometrici, oppure i muri con i mattoni a vista. Nell’ambiente in cui si desidera riportare questo stile, le porte e le finestre dovrebbero essere molto grandi e in ferro con locali ampi e spaziosi.
Nella definizione di uno stile però non bisogna mai trascurare la scelta dei particolari. Per codificare ancora più precisamente questo stile vediamone un esempio abbastanza esaustivo. Una lanterna di inizi Novecento sintetizza in modo perfetto le peculiarità dello stile industriale, tutte mirate alla estrema praticità ed essenzialità. Il requisito fondamentale dell’illuminazione industriale, infatti, a parte la funzione decorativa richiesta dal design, è senz’altro la funzionalità. Nel caso di un’installazione all’interno di un’attrazione di un parco, la scelta degli apparecchi luminosi può cadere su lanterne molto vistose, attirando anche l’attenzione degli ospiti per le loro abbondanti dimensioni oppure per l’originale design.
Graphic design
Rookburgh è contraddistinto da un forte impiego di grafiche e illustrazioni in linea con lo stile e il tema dell’area in cui sono inserite.
Il termine graphic design indica il prodotto progettato e orientata alla comunicazione visiva. È una disciplina accademica la cui attività consiste nel progettare comunicazioni visive destinate a trasmettere messaggi specifici. Lo stile grafico utilizzato in questo luogo è ispirato a un periodo, non troppo vasto di epoca vittoriana, che va dai movimenti delle Arts & Crafts fino allo stile della Secessione Viennese.
Le grafiche e le illustrazioni durante l’Età vittoriana nascono principalmente per l’editoria e la stampa, dove la lettura non è più appannaggio di pochi colti, ma inizia a diventare di uso comune. Inoltre, le innovazioni tecnologiche nella stampa la rendono sempre più efficienti e aumentano di conseguenza la possibilità di produzione. Si ricordano, tra le varie tecniche impiegate, la galvanoplastica e l’acquaforte per le incisioni monocromatiche.
Il movimento Arts & Crafts, dunque, si è sviluppato in reazione alla scarsa qualità estetica dei prodotti successivi alla Rivoluzione Industriale che, grazie alle nuove tecnologie dell’epoca, potevano produrre quantità di opere grafiche maggiori e più velocemente. I seguaci del movimento volevano distruggere il sistema, credendo che l’industrializzazione, con il suo lavoro alienante, creasse una distanza disumanizzante tra il designer e il produttore e di conseguenza ha sostenuto l’attenzione sul design e un ritorno all’artigianato. Ad aprire le fila del movimento è stato William Morris (1834–1896) che con le Arts & Crafts non promuoveva uno stile particolare, ma un’estetica comune, enfatizzata dalla natura e dalla semplicità di forma. Il movimento è ora riconosciuto come il ponte tra i valori vittoriani tradizionali e il movimento moderno. Un po’ forse in contrasto con la vita pulsante e industriale di Rookburgh, ma questi valori e pensieri sono ben visibili nello stile grafico adottato.
Le grandi opere grafiche della Secessione Viennese, invece, sono composte in uno stile artistico, sviluppatosi fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo in Germania e in Austria. L’ufficializzazione di questo movimento è avvenuta con la cosiddetta Wiener Secession, che aveva consistito nella creazione di un’associazione di diciannove artisti, che avrebbero voluto prendere le distanze dall’Accademia di Belle Arti per formare un gruppo autonomo, dotato di una propria indipendenza e di una propria sede: il Palazzo della Secessione Viennese. Esaltarono l’ideale della Gesamtkunstwerk, “l’Opera d’arte totale”, e cominciarono a progettare, dipingere e decorare in una fusione completa delle arti. Questo termine tedesco, utilizzato principalmente da Richard Wagner, si inserisce perfettamente nel contesto dei parchi, in quanto rappresentano la fusione di tante arti differenti, per cui si possono definire come opera d’arte totale.
Nel 1898, a Vienna apparve la rivista secessionista Ver Sacrum, fondata da Gustav Klimt e Max Kurzweil. La grafica e il design del movimento secessionista furono campo fecondo di sperimentazione per molti artisti. Accanto alle preziose opere grafiche prodotte per la rivista, vennero prodotte anche raffinate illustrazioni, destinate soprattutto ai libri per l’infanzia, e i manifesti, riportanti una grafica fortemente innovativa, moderna, con un forte uso delle curve (il cosiddetto colpo di frusta) e con chiari riferimenti all’arte giapponese, della quale colsero essenzialità e astrazione.
Le caratteristiche di questi stili e movimenti sono subito visibili appena varcato il gate d’ingresso di Rookburgh, accessibile dall’area Berlin. Appena si entra all’interno si possono ammirare varie locandine appese alle pareti: le pubblicità dell’Hotel Charles Lindbergh, manifesti sulle attività sportive e sulla ricerca scientifica. Ogni luogo e vicolo di Rookburgh è ricco di dettagli grafici, ma quello che sorprende di più è il quotidiano il Rookburgh Gazette, un giornale di fantasia che racconta i fatti e le cronache che avvengono in quell’area.
Il primo numero della rivista venne distribuito agli ospiti ancora prima che l’area aprisse. La Rookburgh Gazette offriva uno sguardo al futuro di Phantasialand e rivelava quasi l’intera gamma del mondo tematico steampunk che sarebbe nato. Giornalisti fittizi hanno già potuto dare un’occhiata alla vivace città di Rookburgh e avere conversazioni con i residenti.
MK Themed Attractions
L’azienda creativa danese MK Themed Attractions è specializzata nella creazione di concept e tematizzazioni e ha collaborato nella realizzazione di alcuni elementi per Rookburgh.
Questa azienda vanta un team di creativi specializzati in ambiti diversi: pittori, scultori, architetti e tante altre figure chiave che consentono a MK Themed Attractions di essere una realtà completa. Essa produce elementi personalizzati in vetro resina per progetti su larga scala e possiede anche ampio portfolio di articoli a tema adattabili alle varie esigenze. Uno degli ultimi lavori è stato per Phantasialand, in particolare per l’area Rookburgh, dove è stata realizzata una replica 1:1 di una locomotiva a vapore, che si trova in cima al primo lancio di FLY. Il treno steampunk può essere visto sulle ferrovie sopra l’area, fornendo un elemento a tema accattivante per il mondo industriale di Rookburgh.
Mentre gli ospiti passeggiano per l’area, tra le imponenti mura in mattoni e i depositi di carbone, potranno scorgere anche diverse caldaie ed elementi a tema che MK Themed Attractions ha prodotto, in linea con l’atmosfera del luogo.
La complessità per un’azienda esterna, che non lavorava direttamente per il parco e che commissiona il lavoro, è quella di riuscire a creare degli elementi perfettamente integrati con il concept originale presentato. In questo caso il risultato finale è perfettamente bilanciato con il mondo steampunk che è stato realizzato, le caldaie fumanti e la locomotiva sono nel posto dove dovrebbero essere.
Eric Daman, il volto dietro Rookburgh
L’ultimo progetto di design noto di Eric Daman è stato il mondo a tema di Rookburgh, inaugurato nel 2020. Eric Daman era già responsabile del coaster Colorado Adventure, dopo essere stato coinvolto nella creazione di River Quest, Winja’s Fear, Winja’s Force, Black Mamba, Maus au Chocolat, Talocan e Chiapas. Si devono a lui anche i progetti delle aree Klugheim e Rookburgh, e dei tre hotel a tema Hotel Matamba, Hotel Ling Bao e Hotel Charles Lindbergh.
A causa della ridotta capacità degli spazi di Phantasialand, Eric Daman è stato sempre costretto a progettare nuovi mondi a tema su diversi livelli, rendendo le aree sempre più tridimensionali. Daman era un perfezionista e nel 2016 ha rivelato al podcast Ochtend in Pretparkland che camminava spesso nel parco per scattare foto e sviluppare nuove idee. Inoltre, Daman non voleva progettare attrazioni e mondi tematici con storie specifiche, infatti afferma: «penso che sia molto pericoloso costruire un’attrazione interamente attorno a una storia che gli ospiti devono capire per apprezzare l’attrazione». In Phantasialand, le storie costituiscono solo una struttura approssimativa per le attrazioni. È di per sé un diverso tipo di tematizzazione, dove l’ospite ha chiaro il suo punto di vista narrativo, non quello dell’attrazione stessa.
Eric Daman ha sempre sviluppato nuove attrazioni con diversi anni di anticipo e ha lavorato anche per altri parchi a tema europei, ma il suo maggiore contributo artistico lo ha avuto proprio con Phantasialand. Il 30 aprile del 2022 finisce un’era per Phantasialand con la morte del suo talentuoso designer a soli 58 anni. Nato il 27 settembre del 1963, è sicuramente stato uno dei più talentuosi theme park designer degli ultimi anni, i suoi mondi continueranno a vivere e a trasportare milioni di persone in questi luoghi immaginari dove la storia non è precisa, ma trasporta l’ospite verso nuovi stati d’animo e sensazioni legate soprattutto alle scenografie e tematizzazioni da lui create.
Conclusioni
La famosa frase di Ludwig Mies van der Rohe “Less is more” forse a questi non-luoghi non si può applicare, ma parte del suo significato rientra appieno con quello che l’architetto tedesco intendesse dire. Letteralmente significa “meno è di più” e nasce da una nuova filosofia rivoluzionaria, rispetto ai tempi passati in cui si riteneva che, nel caso di grandi opere architettoniche, si dovesse sempre perseguire l’opulenza e la complessità del design. Affermando, al contrario, che il miglior risultato, il “di più”, si ottiene costruendo un edificio essenziale, essa ha pian piano preso piede anche nel mondo dei parchi a tema.
Mies van der Rohe utilizzò questo principio come fondamento di una nuova architettura, un’architettura che non guardasse più allo sfarzo e alla complessità di risultato come qualcosa da perseguire. “Less is more” è diventato nei decenni un principio traslato dall’architettura al design. Tutto ciò è in contrapposizione con quanto avevo proposto all’inizio del precedente articolo con la frase di Leonardo Da Vinci: «I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio». Le due citazioni, in qualche modo, si fondono e si uniscono in quello che sono oggi i parchi a tema e, in questo caso, a Phantasialand, dove la tematizzazione non è opulenta ma ben bilanciata tra ricchi dettagli e un minimalismo radicale.
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