L’automazione industriale è un campo di vitale importanza per i parchi divertimento, che si affidano a tecnologie avanzate per offrire ai propri visitatori esperienze sempre più emozionanti e al tempo stesse sicure. Consente, ad esempio, di automatizzare i processi di controllo e monitoraggio degli impianti, ridurre i tempi di fermo per manutenzione e appunto migliorare la sicurezza delle attrazioni.

Analizziamo insieme questo affascinante mondo a cui quotidianamente, senza nemmeno accorgerci, affidiamo la nostra vita in cambio di attimi di divertimento e spensieratezza.

Bluefire Europa Park

La storia dell’automazione

L’automazione industriale è un ramo ingegneristico che ha origini antiche, che risalgono al periodo in cui gli uomini cominciarono a utilizzare le prime macchine semplici per snellire il lavoro manuale. Nel corso dei secoli si è evoluta progressivamente grazie all’introduzione di nuove tecnologie e alla continua scoperta di nuovi materiali.

Tuttavia, il vero sviluppo dell’automazione iniziò nel XIX secolo, con l’avvento della Rivoluzione Industriale. L’industria tessile fu una delle prime ad adottare i sistemi di automazione utilizzando le macchine a vapore per movimentare i primi telai meccanici: il loro inventore, il meccanico inglese Edmund Cartwright, passò alla storia come uno dei pionieri dell’automazione industriale.

Nel corso del XX secolo l’automazione continuò a evolversi con l’introduzione dei sistemi a controllo numerico e dei prototipi di robot industriali fino a raggiungere gli anni ’50, in cui furono sviluppati i primi controllori logici, che consentivano di programmare l’automazione dei processi produttivi. Successivamente, negli anni ’70, vennero introdotti i primi sistemi di supervisione e controllo elettronico, che permettevano di monitorare le operazioni produttive in tempo reale e di intervenire in caso di guasti o malfunzionamenti.

Negli ultimi decenni, l’automazione industriale ha raggiunto un livello di evoluzione molto avanzato grazie all’introduzione di tecnologie come l’Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale e la robotica collaborativa. Oggi l’automazione industriale è un settore in costante crescita, che continua a evolversi per soddisfare le esigenze di un mercato sempre più competitivo ed esigente.

Come funziona e da cos’è composta

Sebbene il settore dell’automazione sia assai variegato, in quanto si adatta a qualsiasi esigenza del cliente finale e quasi ogni macchinario è costruito ad-hoc per il suo specifico utilizzo, le basi su cui si fonda sono necessariamente sempre le stesse: un gruppo di sensori (per rilevare/leggere valori), un gruppo di attuatori (per fare azioni/manipolazioni) e un controllore (PLC/DCS, che supervisiona). Nei sistemi più complessi sono presenti anche i pannelli operatore e altre interfacce per permettere interazioni tra uomo e macchina.

Automation pyramid

La piramide dell’automazione. Ogni livello corrisponde a determinati dispositivi e fasi.
Immagine di realpars.com

 

Gli impieghi dell’automazione nei parchi divertimento

All’interno dei nostri amati parchi, l’automazione svolge i ruoli più disparati quanto fondamentali: dalla gestione dei sistemi di sicurezza delle attrazioni a quelli di illuminazione, suoni ed effetti speciali, oltre al controllo delle biglietterie e delle code.

Questi sistemi sempre più evoluti e autonomi consentono di monitorare costantemente qualsiasi impianto e intervenire tempestivamente in caso di guasto o malfunzionamento, garantendo in ogni momento la sicurezza di cast members e guests. Al giorno d’oggi non esiste attrazione o show all’interno di un parco che non sia dotata di sensori, attuatori o controllori, pertanto procediamo con l’analisi di tali dispositivi.

Tipologie di segnale

Una veloce premessa, prima di addentrarci nei dettagli dell’automazione, riguarda la distinzione dei segnali. In elettronica, infatti, ne troviamo di due tipi: analogici e digitali.

Quelli analogici, com’è facile intuire dalla parola, sono segnali che variano in modo continuo nel tempo e nell’ampiezza in base a misurazioni fisiche, come ad esempio un segnale audio o un segnale di tensione, caratterizzato da onde sinusoidali. Ciò significa che il valore del segnale può assumere qualsiasi valore all’interno di un intervallo specifico. Un segnale analogico può essere rappresentato da una curva continua che mostra come il valore del segnale varia nel tempo.

I segnali digitali, invece, sono segnali temporali discreti e non continui. Il segnale digitale trasporta informazioni o dati in forma binaria, cioè un segnale digitale rappresenta le informazioni sotto forma di bit. L’intervallo di bit (bit rate) descrive il tempo necessario per inviare un singolo bit, ovvero descrive ne la frequenza. È rappresentato da un’onda quadra con ampiezza che varia tra zero e uno.

Rappresentazioni di segnali digitale e analogico

 

I dispositivi di acquisizione dati: i sensori

Dal punto di vista elettronico, un sensore è un modulo costituito da un insieme di dispositivi elettronici sensibili a un determinato fenomeno fisico, che convertono l’informazione ricevuta in un segnale elettrico misurabile. L’obiettivo principale di un sensore è quello di rilevare la presenza o l’assenza di una grandezza fisica, come ad esempio la temperatura, la pressione, la luce, il suono, e convertirla in un segnale elettrico che possa essere elaborato da altri circuiti elettronici, come un microcontrollore, PLC o altri.

In automazione i sensori possono essere ridondanti per garantire la massima sicurezza e affidabilità del sistema: ciò significa che sono presenti due o più sensori che svolgono la stessa funzione in modo indipendente in un punto preciso. Se uno dei sensori si guasta o fallisce per qualsiasi motivo, gli altri sensori possono continuare a rilevare e monitorare la situazione, evitando il rischio di guasti o malfunzionamenti del sistema. Inoltre, i sensori ridondanti possono aumentare la precisione e l’accuratezza dei dati raccolti, migliorando le prestazioni del sistema e
riducendo il rischio di errori o imprecisioni. Ecco perché nelle attrazioni possiamo vedere lungo il percorso svariate tipologie di sensori, spesso a gruppi di due o più elementi.

Le famiglie di questi dispositivi sono veramente molteplici, tra le più diffuse si trovano:

  • sensori induttivi: sono utilizzati per rilevare parti metalliche. Consistono in una bobina con un nucleo magnetico, un circuito oscillatore ed un interruttore.  L’oscillatore crea un campo magnetico nella bobina, se è presente un oggetto metallico (di materiale ferromagnetico) nel suo campo di azione l’ampiezza dell’oscillazione diminuisce a causa delle perdite in un oggetto metallico presente nel campo di azione. Tale variazione è rilevata per azionare l’interruttore. Tra le caratteristiche peculiari di questo sensore c’è un campo di funzionamento piuttosto limitato (pochi centimetri) e una frequenza di operazioni molto elevata dell’ordine di migliaia di volte al secondo rendendoli adatti a rilevare oggetti in rapido movimento.
  • sensori capacitivi: sfruttano la variazione di capacità di un condensatore al variare del mezzo tra le due armature. Sono capaci di rilevare oggetti che hanno una costante dielettrica εr maggiore di 1.2 (aria = 1). Se la costante dielettrica è molto alta possono rilevare oggetti all’interno di contenitori metallici. Per questo sono usati per la rilevazione del passaggio di un fluido in una condotta;
  • sensori fotoelettrici: usano un fascio luminoso per rilevare la presenza di oggetti che lo bloccano o lo riflettono. Sono costituiti da un emettitore di luce (led ad infrarosso o laser) e da un ricevitore. Normalmente viene usato un fascio di raggi infrarossi, in quanto questa radiazione difficilmente si confonde con i disturbi generati da fonti luminose ambientali. Il campo sensibile di questi sensori dipende sostanzialmente dalla natura della superficie dell’oggetto da rilevare, che va tipicamente dai 10 cm a qualche metro;
  • sensori ultrasonici: funzionano sul principio del sonar, ovvero emettono impulsi sonori ultrasonici e rilevano un’eventuale eco di ritorno generata dalla presenza di un oggetto all’interno della portata nominale. Questi sensori sono costosi ma presentano dei significativi vantaggi: possono avere portate nominali molto elevate (fino a 10 m); sono immuni ai disturbi elettromagnetici; possono rilevare oggetti di qualsiasi materiale; possono rilevare oggetti senza che questi siano stati preventivamente preparati;
  • sensori resistivi: questi dispositivi variano la propria resistenza elettrica in relazione alla grandezza fisica misurata.
  • sensori meccanici: tipicamente impiegati col ruolo di finecorsa, sono sensori in cui sia la grandezza di ingresso è frutto di uno spostamento fisico (lineare o angolare).

Esempi di impiego dei sensori

Nelle varie sezioni di un coaster si possono notare sparpagliati qua e là i proximity sensors: il loro ruolo è rilevare una determinata parte metallica del treno (infatti si tratta di un sensore induttivo), nel momento in cui esso si avvicina al gruppo di sensori viene inviato un segnale elettrico al PLC segnalandone la presenza. Questo fa sì che tutto il percorso sia costantemente monitorato in ogni sua singola porzione, evitando pericolose situazioni con più treni ravvicinati. I proximity sono sensori digitali, pertanto il loro segnale d’uscita è composto da bit (zero se non rileva nulla, uno se rileva il treno). Di seguito vi proponiamo alcune immagini dei sensori presenti su “Oblivion: The Black Hole“, il dive coaster di Gardaland.

 

Rimanendo sempre in ambito coaster, spesso vi sarà capitato di vedere in cima alle lift l’anemometro, il dispositivo che rileva la velocità e l’angolazione del vento. Anch’esso funziona attraverso l’uso di sensori che misurano la spinta del vento e la velocità di rotazione delle pale. In base alla velocità rilevata, l’anemometro elettronico genera un segnale analogico direttamente proporzionale ( il rapporto tra le due grandezze è costante) alla misurazione. All’aumentare del vento le pale ruotano più velocemente, aumentando quindi i valori in uscita dai sensori. Questi dati vengono poi elaborati dal PLC per ottenere una grandezza con un’unità di misura convenzionale.

Anemometer coaster

Un altro esempio sono le fotocellule, o sensori fotosensibili. Nell’attrazione “Magma 2.1” di Movieland Park ne troviamo davvero a decine.
L’intera ride è divisa in sezioni contenenti diversi effetti speciali che si attivano al passaggio del camion: quando questo attraversa i raggi infrarossi delle fotocellule, le scene di animano in totale autonomia con esplosioni di fuoco, terremoti e ponti che crollano in acqua!

Di tutt’altra tipologia invece gli attivatori delle scene de “I Corsari“, storica attrazione di Gardaland inaugurata nell’ormai lontano 1992. L’attrazione è una water dark ride dell’azienda Intamin che si sviluppa in un percorso acquatico posto a circa 14 metri sotto il livello del suolo: 22 le barche lungo il percorso, 40 gli ospiti trasportati da ciascuna.

La scelta dei progettisti per attivare le varie sezioni è stata quella dei cosidetti sensori a bacchetta, veri e propri interruttori meccanici che al passaggio della barca vengono in contatto con essa e ruotando inviano il segnale verso il PLC. Semplici ma efficaci!

 

Nella seconda parte di questa serie di articoli andremo a scoprire il mondo degli attuatori e dei controllori, completando le basi di un sistema d’automazione.

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In questo approfondimento scopriremo le strategie di comunicazione di Efteling: verranno analizzate considerando sia gli spot pubblicitari che le riviste fisiche per capire il messaggio che il parco vuole trasmettere ai propri ospiti.

Efteling è un parco divertimenti situato nei Paesi Bassi e si distingue da sempre per la sua combinazione perfetta tra attrazioni, spettacoli e scenografie basati sulla fantasia e le fiabe: aperto nel 1952, è diventato negli anni una delle mete più popolari per famiglie e appassionati di tutta Europa.

Gli Spot TV di Efteling

Negli anni, Efteling ha rilasciato diverse pubblicità volte a promuovere la sua offerta. La caratteristica più ricorrente è la presenza di personaggi fiabeschi che vogliono essere una rappresentazione delle favole che prendono vita. Ad esempio, nello spot pubblicitario del 1993  sono incluse diverse attrazioni e personaggi animati per mostrare agli spettatori quello che possono trovare ad Efteling. Alla fine dello spot, appare il logo del parco “Efteling. Il mondo delle meraviglie”, slogan che sottolinea la magia e l’unicità del parco.

 

 

Un’altra pubblicità interessante è quella lanciata nel 2002 volta a promuovere il nuovo hotel del parco. In questo caso viene raccontata la storia di un principe alla ricerca della propria principessa, che viene trovata proprio all’interno nuovo Hotel di Efteling. Dunque, ancora una volta viene sottolineata l’origine fiabesca che da sempre caratterizza il parco.

Efteling collo lungo

Collo Lungo, uno dei tanti personaggi della foresta incantata

efteling logo 1993

Logo di Efteling. Il jolly rappresentato è Parodes, conosciuta come la mascotte del parco. La frase in olandese significa “Il mondo delle meraviglie”.

 

 

Nel 2003 Efteling rilascia uno spot pubblicitario le cui protagoniste sono diverse famiglie che si recano al parco per trascorrere una giornata fuori porta. Fin da subito si nota le felicità e l’entusiasmo caratterizzanti l’esperienza, spingendo gli spettatori ad associare sensazioni positive con il brand. L’aspetto più interessante è sicuramente il ribaltamento delle aspettative: solitamente i bambini vengono rappresentati mentre si divertono, ma nella pubblicità sono gli adulti ad essere piuttosto divertiti dall’esperienza. Efteling vuole quindi comunicare che non è solo un parco per bambini, ma è adatto a tutte le età e a tutte le persone che vogliono vivere un momento indimenticabile e di spensieratezza in questo mondo fiabesco.

 

Grandi ambizioni: si punta al mondo intero

Data importante è il 2016 quando Efteling rilascia il primo spot pubblicitario a livello internazionale, per raggiungere spettatori in ogni parte del mondo, in collaborazione con Wefilm, una compagnia che sviluppa campagne pubblicitarie per diversi brand e che cerca di raccontare storie che tocchino i cuori degli spettatori.

Analizzandolo maggiormente nel dettaglio, la pubblicità ha inizio con una voce in sottofondo che annuncia “C’è un posto nel mondo dove accadono infinite meraviglie”. Successivamente, viene mostrata una sequenza di video con attrazioni e personaggi del mondo delle fiabe. Per l’intera durata dello spot, vengono ripresi bambini che rimangono sbalorditi vedendo i personaggi e i coaster del parco. La pubblicità si conclude riprendendo l’entrata, mentre la voce di sottofondo sottolinea “questo mondo può essere scoperto da te”.

Si può quindi notare come Efteling tenda ad associare il proprio brand con la parola “meraviglie” indicando un mondo magico dove le favole diventano realtà e i visitatori vivono esperienze uniche e indimenticabili.

 

Magazine: il cartaceo ancora in voga

Secondo il team di Pulse Magazine, ci sono diversi benefici del “magazine advertising”. Innanzitutto, è un canale diretto per parlare con la comunità: le riviste di Efteling sono in olandese, quindi si può notare come il target principale siano le persone del luogo. Nonostante i social media diventino ogni giorno più importanti, sono ancora molte le  persone che preferiscono le riviste per evitare possibili fake news. Inoltre, è una tipologia di promozione che permette di accrescere il successo e l’autorità del brand.

Wonder Magazine Efteling

Alcune edizioni di “Wonder”, il magazine di Efteling

 

Come appena menzionato, Efteling possiede la propria rivista intitolata “Meraviglia” (‘Wonder”). Quest’ultima si compone di diverse edizioni rilasciate durante gli anni con contenuti completamente legati al parco. Infatti le attrazioni vengono descritte, le curiosità vengono rivelate e le interviste dei membri dello staff e degli ospiti vengono trascritte per permettere al lettore di avere una visione a 360 gradi del parco.

 

Vuoi scoprire la magia di Efteling? Ti consigliamo il video di ChrisJourney in cui racconta la storia e attrazioni del parco.

 

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antares gavitron movieland

Antares, la novità 2022 di Movieland Park

Con l’inaugurazione di “Antares Interstellar Space Lines” a Movieland – The Hollywood Park nello scorso ottobre, è sempre più frequente sentire nominato il rotor, attrazione tornata sulla bocca di tutti gli appassionati di parchi italiani grazie, appunto, a Movieland. Ma siamo davvero così sicuri di conoscere questa tipologia di rides? Antares è davvero un rotor?

Il rotor: la storia

Il rotor venne inventato nel 1948 da Ernst Hoffmeister, ingegnere tedesco vissuto a cavallo degli anni ’40 in Germania che lo presentò in anteprima mondiale all’Oktoberfest nel 1949.

Il progetto consiste in un cilindro metallico chiuso su tutti i lati adattato per essere ruotato ad alte velocità sul suo asse longitudinale: le persone, in piedi al suo interno, vengono spinte verso le pareti esterne del cilindro e mantenute lì dalla forza centrifuga creata dalla veloce rotazione della struttura.

Inoltre, il pavimento era costituito da una piattaforma movibile sull’asse verticale che durante il ciclo della ride si abbassava lasciando i guest letteralmente appesi alle pareti esterne del cilindro.

L’invenzione, secondo Hoffmeister, non doveva offrire divertimento solo a coloro che vivevano l’esperienza, ma anche a chi li guardava dall’esterno librarsi a mezz’aria in totale assenza di gravità, tant’è che addirittura poteva essere impiegato per performance di ginnastica artistica.

 

antares rotor gravitron bozzetti parksplanet

I disegni tecnici del rotor

 

A questo punto, dopo aver analizzato le caratteristiche del rotor, potrebbe già venirci qualche dubbio in relazione alla domanda fatta all’inizio di questo articolo. Antares, la grande novità di Movieland – The Hollywood Park, presenta grandi differenze sia sul piano strutturale che su quello operativo; di fatto essa è accomunata ai rotor solamente per il principio di fondo, ovvero l’essere capace di ruotare ad alta velocità per ottenere una forza centrifuga tale da permettere di incollare i visitatori ai lati del cilindro.

Cosa è quindi sfuggito ai più, comprese diverse testate giornalistiche, presentando Antares?

Il gravitron: l’evoluzione

Nato come evoluzione del rotor nel 1983 e presentato in anteprima al Parco Morey’s Piers in New Jersey, il gravitron ha da subito spopolato nei luna park e parchi divertimento di tutto il mondo.
Si notano sin da subito le differenze col suo predecessore, sia relativamente alla forma della struttura sia alla disposizione interna degli elementi: dal cilindro perfetto del rotor si è passati ad una forma più schiacciata, quasi “a disco volante” e le vecchie pareti perfettamente verticali lasciano spazio a superfici inclinate.

Il gravitron ospita al suo interno 48 postazioni singole, simili a lettini, fissate alle pareti: ciascuna di esse è costituita da un pannello imbottito, leggermente inclinato all’indietro e libero di muoversi sull’asse verticale tramite delle slitte. I visitatori sperimentano la sensazione dell’assenza di gravità poggiandosi alla propria postazione che, scivolando appunto sulle slitte, può staccarsi da terra e raggiungere la parte più alta della struttura.

Fun Fact: negli episodi 6-7 della terza stagione di Stranger Things, famosissima serie Netflix, il gravitron è stato il set principale di alcune scene chiave: per diversi secondi si possono ammirare i protagonisti durante un giro a tutta velocità!

antares rotor gravitron bozzetti parksplanet

I bozzetti del gravitron

 

La fisica in azione

Per poter effettivamente funzionare, il principio che sta dietro sia al rotor che al gravitron si basa su formule matematiche molto precise, pertanto per innescare un effetto centrifuga tale da mantenere i visitatori adesi alle pareti è necessario prendere in considerazione le forze che agiscono sul guest, ovvero quella di gravità (anche detta forza peso), l’attrito (o frizione statica) e in ultimo la forza normale (o centripeta): con questi dati possiamo calcolare con estrema precisione la velocità e successivamente le rivoluzioni al minuto (RPM) necessarie all’impresa.

Senza dilungarci in calcoli complessi, possiamo affermare che un gravitron del diametro pari a 8 metri (dimensioni standard della tipologia), nel momento in cui spinge i propri visitatori contro i lati stia ruotando ad almeno 24 RPM con una velocità minima pari a 9.9 m/s (35.64 km/h), una forza G uguale a 2.5G e una forza centrifuga (uguale e opposta alla centripeta) di 25m/s2.
Questi sono i parametri minimi per permettere al gravitron di svolgere il proprio “compito” e incollare i guest alle pareti; ciò non toglie che alcune versioni della ride possano spingersi a velocità superiori con conseguente incremento delle forze G in gioco.

 

 

Antares – Interstellar Space Lines: un gravitron di ultimissima generazione

 

Il genio e l’estro che Movieland – The Hollywood Park possiede non sono cosa nuova, ma con Antares il team creativo del parco ha saputo trasformare un’idea già presente sul mercato da decenni in un’assoluta e spettacolare novità nel panorama dei parchi divertimento.

L’avventura comincia nel cuore del Parco, più precisamente all’interno dell’area Space, dove il guest ha accesso al primo spazio-porto del mondo che collega la Terra a Marte in pochi minuti mediante una navicella ultra rivoluzionaria. La queue-line è parte integrante dell’esperienza, ben realizzata e con diversi easter eggs tutti da scoprire, costituita da un’area di attesa e da due sale preshow in ciascuna delle quali viene proiettato il video introduttivo (rispettivamente in lingua italiana e inglese) in pieno stile aeroporto.

Immagini dal sito di Movieland The Hollywood Park

 

Il primo impatto all’interno dell’attrazione vera e propria lascia a bocca aperta: il gioco di luci, schermi e retroproiezioni è semplicemente perfetto, ogni cosa dà l’impressione di essere studiata nei minimi particolari. Siamo in tutto e per tutto in un’astronave pronta al decollo verso il pianeta rosso.

Antares stupisce anche dal punto di vista tecnico, infatti promette di raggiungere un’accelerazione pari a 3G (superiore ai classici rotor e gravitron in giro per il mondo).

L’attrazione dunque osa (r)innovare un concetto che ha alle spalle già quasi un secolo, ma che ha ancora tanto da esprimere.
Un ottimo esempio di come guardare al futuro con un occhio al passato!

 

 

Ringraziamo il nostro Enrico Mocci e Mattia Bertasi (Movieland Live Tour) per le clip video da Movieland Park

 

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Nel 2022 Disneyland Paris ha compiuto 30 anni e, con un piano di investimenti biennale, gli addetti ai lavori hanno messo a nuovo gran parte del parco. Dalle scenografie alle attrazioni, passando dalla nuova parata e dall’ingente restauro del castello, durato ben 12 mesi e che ha richiesto, tra le altre cose, 50.000 ore di lavoro e più di 1.200 litri di vernice rosa.

La ciliegina sulla torta a completamento del programma per i festeggiamenti, l’ha messa il reparto spettacoli del parco, capitanato da Ben Spalding (nel ruolo di produttore) che, dimostrando ancora una volta l’attenzione alla sperimentazione delle nuove tecnologie per l’intrattenimento, ha realizzato Disney D-Light: un pre-show in cui 150 droni danzano sopra al castello formando diverse figure nel cielo.

Disney D-Light, il primo spettacolo all’interno di un parco Disney che fa uso dell’innovativa tecnologia dei droni, è stato premiato come “Best Live Entertainment 2022” durante il Park World Excellence Awards a Londra.

 

Lo spettacolo

Durante l’anno si sono susseguite due versioni di questo drone show: la prima vedeva l’entrata in scena dei droni prima e dopo Disney Illuminations, mentre la seconda versione è tutta concentrata prima dello spettacolo principale. La limitata autonomia delle batterie dei droni e lo spreco di energia causato da due decolli e due atterraggi, con il conseguente tempo perso per andare dall’area di decollo al castello e viceversa, hanno determinato il cambio di rotta.

Disney D-Light, della durata totale di circa sei minuti, inizia con la proiezione architetturale di fantasie colorate che si susseguono sulla facciata del castello.

I colori dominanti sono quelli dell’anniversario: sfumature di fucsia, viola e blu. Il crescendo della colonna sonora viene accompagnato dall’accensione delle fontane, dei laser verdi frontali e, infine, dagli space cannon a testa mobile, posizionati sul retro del castello, che vanno a proiettare imponenti raggi luminosi nel cielo.

I droni fanno il proprio ingresso a circa metà show: poco prima della loro accensione la luce sul castello si affievolisce e la musica si abbassa. Quasi come per magia, le sfere led dei droni si illuminano creando in cielo un grande “30”, che oltre ad essere il logo dell’anniversario, richiama anche il topo padrone di casa.

disney d-light drone show

L’iconico logo del 30° anniversario di Disneyland Paris realizzato con 150 droni

Da qui si susseguono un gran numero di emozionanti coreografie aeree fino ad arrivare al gran finale, in cui l’ultima figura si scompone in centinaia di puntini che luccicano nel cielo sullo sfondo del castello, mentre lentamente si dirigono verso la zona di atterraggio (il tetto dell’edificio che ospita le attrazioni Blanche-Neige et les Sept Nains® e Les Voyages de Pinocchio).

Quando si assiste a questo spettacolo dal vivo è impossibile non notare le esclamazioni di stupore che si levano dalla piazza principale e dalla Main Street: questo perchè, oltre alla bellezza di quello che si sta guardando, quasi tutti gli spettatori vengono a contatto per la prima volta con una tecnologia per l’intrattenimento mai vista prima, proprio come il pubblico che ha potuto assistere alla prima proiezione dei fratelli Lumière nel 1895.

Tutto ciò è incredibile, vero? Ancor più incredibile è pensare che questo show sia nato dalla sinergia di menti brillanti, idee innovative e tanta passione per un mondo nel quale l’immaginazione e la meraviglia sono le protagoniste assolute.

Ricordate: lo spettacolo è stato confermato fino alla fine della stagione estiva 2023.

Il partner

 

Il partner selezionato dal parco è un’azienda francese di nome Dronisos: abbiamo utilizzato volutamente la parola “partner” e non “fornitore” perchè a tutti gli effetti le due aziende hanno affrontato un lungo e complicato percorso per arrivare insieme al risultato finale.

Dronisos nasce nel 2016 come startup specializzata nella creazione di spettacoli di droni indoor e outdoor, attualmente conta sei finanziatori, circa 40 dipendenti, diversi brevetti depositati riguardanti gli algoritmi di posizionamento e di volo con flotte di droni, oltre a tre sedi di rappresentanza al di fuori dell’Europa: Orlando (USA), Bangalore (India) e Dubai (UAE).

Ad oggi sono più di 40.000 gli spettacoli in tutto il mondo realizzati dall’azienda. Alcuni dei progetti in portfolio sono stati realizzati per Disney, Peugeot, Expo 2020 Dubai, Puy du Fou, DollyWood e The Tonight Show Starring Jimmy Fallon.

Uno dei loro spettacoli è arrivato anche a Torino dove, nel giugno 2020 in occasione della festa di San Giovanni, è stato addirittura battuto il record mondiale di volo con droni all’interno di un edificio (ne hanno utilizzati ben 200!).

 

 

La realizzazione

 

Bene, abbiamo conosciuto lo show e il partner tecnologico.  Volete sapere come si realizza uno spettacolo del genere? Scopriamolo insieme!

Storyboard

Tutto ha inizio da un foglio di carta, anzi, da tanti fogli di carta. Il cliente effettua una o più riunioni in cui espone all’azienda (in questo caso Dronisos) le proprie idee sulle coreografie che i droni dovranno creare nel cielo e, indicativamente, la loro durata.

I visual artist si mettono subito al lavoro con carta e penna (e con la tavoletta grafica) per creare uno storyboard in cui rappresentano la sequenza di figure che saranno formate nel cielo e descrivono a parole i movimenti che dovranno compiere i droni per passare da una figura all’altra.

Show editing e scelta dei droni

Quando lo storyboard riceve l’approvazione del cliente, il team di artisti crea la coreografia digitale a PC tramite un software che consente di simulare e visualizzare in 3D i movimenti dei droni in un dato spazio; questo passaggio è fondamentale nel processo di creazione dello show.

Proprio durante questa fase viene concordato con il cliente il numero di droni che prenderanno parte allo spettacolo: più le immagini disegnate nel cielo sono complesse, più sarà alto il numero di droni da utilizzare. Teniamo presente che per disegnare una figura in 2D di 30×10 metri servono tra i 100 e i 300 droni, mentre per la stessa figura in 3D che ruota su sé stessa occorrono tra i 500 e i 1500 droni in base alla definizione che si vuole ottenere.

Oltre al numero di droni da impiegare, viene scelto anche il modello: esistono droni di piccole dimensioni con batteria limitata e poca resistenza al vento, che di norma vengono usati per spettacoli della durata sotto i 10 minuti in zone non ventose.
Se il numero di coreografie è elevato e i droni devono sincronizzarsi a una colonna sonora della durata di diversi minuti, vengono utilizzati droni di taglia media con batterie più capienti che hanno una durata tra i 10 e i 12 minuti (aggiungendo poi il tempo di decollo e atterraggio si arriva a circa 15 minuti).

Nel caso di Disney D-Light sono stati utilizzati dei droni commerciali di taglia media (Parrot Bebop 2) pesantemente modificati sia nell’hardware, per ospitare un gruppo di LED che crea la luce colorata e alleggerire il resto della struttura, che nel software, per eseguire lo spettacolo e comunicare con la stazione di controllo a terra.

 

A sinistra il Parrot Bebop 2 in versione commerciale, a destra lo stesso drone modificato per lo spettacolo (Tutti i diritti a Dronisos)

 

Dopo aver disegnato le coreografie con il software 3D, viene avviata la compilazione dello spettacolo: questa fase è estremamente critica perché, istante per istante, il software calcola le posizioni di ciascun drone nello spazio (dal decollo all’atterraggio, passando per le coreografie) e crea tutte le traiettorie affinché non avvengano collisioni in volo.

Immaginate che ogni drone sia circondato da una sfera di qualche metro di diametro, nessuna di esse dovrà entrare in contatto con le altre.

Spettacoli di test: in virtuale e nella realtà

A questo punto ci troviamo in una fase avanzata della realizzazione dello show in quanto gli artisti e il cliente potranno visionare lo spettacolo, tramite visualizzatore 3D, da diverse angolazioni e apportare le opportune modifiche e correzioni. Molto spesso vengono utilizzati anche dei visori VR per aumentare l’immersività della simulazione.

Terminata la programmazione e la simulazione 3D dello spettacolo si incomincia a fare sul serio: vengono concordate le sessioni di test dal vivo, assieme al cliente, in uno spazio privato lontano da occhi indiscreti. Per lo spettacolo Disney D-Light, ad esempio, è stato utilizzato un campo nei pressi di Bordeaux di proprietà di Dronisos.

 

Test notturni nel campo privato di Dronisos presso Bordeaux

Test notturni nel campo privato di Dronisos presso Bordeaux. (Tutti i diritti a Dronisos)

 

Installazione spettacolo presso il cliente finale

Effettuate le ultime correzioni, i tecnici si spostano sul luogo dove verrà effettivamente eseguito lo spettacolo; in questo caso, essendo uno show permanente, sono state adottate soluzioni tecniche diverse da quelle che solitamente si utilizzano per performance “one-shot”.

La control room dei droni è stata posizionata in pianta stabile presso la regia dello spettacolo Illuminations (la casetta nell’aiuola che troviamo a sinistra, se guardiamo verso il castello dalla piazza centrale) e le operazioni di disposizione e ritiro droni a terra sono state ottimizzate per impiegare meno tempo e personale possibile. 

Dronisos ha formato il personale del parco in modo che possa mettere in scena lo spettacolo di droni in maniera autonoma e intervenire per gestire eventuali anomalie, oltre ad aver fornito al parco i pezzi di ricambio (tipicamente droni interi, batterie ed eliche); inoltre sono state formate due squadre di piloti per consentire una turnazione tra le varie serate e quindi la loro presenza ad ogni show.

Safety First! I sistemi di sicurezza

In questo tipo di spettacoli il fattore sicurezza è un elemento critico, in quanto sono presenti centinaia di droni a poche decine di metri dagli spettatori: non deve accadere che un drone perda il controllo e vada a finire sul pubblico.

Per questo motivo vengono implementati diversi sistemi atti a ridurre al minimo i rischi:

  • previsioni meteo: in caso di condizioni meteo non favorevoli al volo in sicurezza dei droni (vento forte, pioggia o neve), lo spettacolo può essere annullato anche a pochi secondi dall’inizio;
  • geofencing: creazione di un recinto virtuale attorno all’area in cui si svolge lo spettacolo, da cui i droni non possono uscire anche in caso di comandi errati;
  • telemetria: il drone trasmette alla stazione di terra diversi parametri vitali tra cui la carica della batteria e lo stato dei sensori segnalando le anomalie in tempo reale;
  • comunicazioni terra-drone criptate: la trasmissione della telemetria e dei comandi avviene tramite un canale sicuro e criptato;
  • ispezione pre-volo: un gruppo di piloti certificati ispeziona i droni e lo spazio di decollo e atterraggio pochi minuti prima dello spettacolo, per dare il via libera allo spettacolo.

 

A sinistra la centrale meteo in regia che raccoglie forza e direzione del vento in vari punti, a destra la programmazione del sistema di geofencing (Tutti i diritti a Disneyland Paris e Dronisos)

 

Posizionamento di precisione

Elemento essenziale per la riuscita dello spettacolo è il sistema di posizionamento: per ottenere e mantenere delle posizioni così accurate, anche in presenza di vento, il segreto risiede proprio nel cuore di ciascun drone.

All’interno di ogni drone infatti, è presente una scheda (chiamata “flight controller”) a cui sono collegati diversi sensori:

  • accelerometro e giroscopio per misurare i movimenti e le inclinazioni;
  • magnetometro per misurare l’orientamento del drone con i punti cardinali (importante per mantenere la luce colorata sempre rivolta verso il pubblico);
  • barometro per ricavare la quota di volo tramite la misurazione della pressione atmosferica;
  • GPS che serve per ricavare la posizione geografica tramite la triangolazione del segnale degli omonimi satelliti.

La precisione di posizionamento fornita dal GPS in alcuni casi potrebbe non bastare (questa tecnologia ha un errore di alcuni metri nella stima della posizione), per questo nel caso in cui fossero richieste coreografie con i droni a una distanza particolarmente ridotta o edifici nei paraggi che disturbano il segnale GPS, si può ricorrere al sistema RTK. Questo sistema è composto da un insieme di antenne a terra: i droni triangolano la loro posizione sempre con il GPS, ma utilizzando anche il segnale “corretto” che arriva dalle antenne sottostanti riducendo così l’errore di posizionamento a pochi centimetri.

Il costo

Il costo di uno spettacolo di droni è generalmente complesso da calcolare. Molteplici fattori concorrono alla formazione del prezzo finale, come ad esempio la durata dello spettacolo, la quantità e il tipo dei droni impiegati, la complessità delle coreografie (statiche 2D oppure 3D in movimento) oltre all’impiego di tecnici e artisti per due o  tre mesi (nel caso di Disney D-Light arriviamo quasi a un anno di lavoro).

Oltre a questo si deve considerare l’infrastruttura da allestire sul posto dello spettacolo (spazio di decollo/atterraggio, antenne e stazione di controllo): temporanea in caso di spettacoli “one-shot” oppure fissa in caso di spettacoli permanenti proprio come Disney D-Light.

Lo spettacolo che abbiamo preso in considerazione presenta un’ulteriore difficoltà tecnica, ossia l’integrazione e la sincronizzazione con i sistemi di illuminotecnica preesistenti (proiettori per il video mapping, luci, fontane, fuochi, eccetera…) .

Nel caso desideraste uno spettacolo di droni tutto vostro, è possibile stimare che il costo di 10 minuti di spettacolo con 200 droni sia a partire da €60.000, con 500 droni a partire da €125.000 oppure con 1000 droni a partire da €225.000. Economico, vero?

 

Noi di ParksPlanet ci siamo divertiti ad utilizzare l’editor impiegato nella realizzazione Disney D-Light per farvi i nostri migliori auguri di buone feste… In maniera originale!

 

Aggiornamento del 10/01/2023: è stato annunciato il nuovo spettacolo “Avengers: Power The Night” in cui verranno impiegati ben 500 droni! Lo show si terrà negli Studios e vedrà la Tower of Terror come protagonista principale tra video mapping, fuochi d’artificio e incredibili effetti luminosi.

 

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In questa seconda parte dell’articolo dedicato a Il caso di Rookburgh a Phantasialand, verrà approfondito nel dettaglio uno studio sulle Belle Arti che si possono trovare applicate in questo parco. In particolare, verrà ancora analizzato lo splendido lavoro fatto sull’area di Rookburgh, analizzando gli stili utilizzati, l’impiego di grafiche, illustrazioni e alcune delle aziende e delle persone che hanno progettato quest’area.

 

Lo stile industriale

 

La tematizzazione strutturale legata all’area di Rookburgh vede il periodo vittoriano e la fantascienza fondersi per diventare lo stile steampunk. Questo particolare filone della narrativa fantascientifica, con l’introduzione di tecnologie anacronistiche in ambientazioni storiche, è stato considerato negli ultimi anni quasi come una vera e propria moda. Per essere concisi e voler considerare lo stile steampunk nel mondo dell’architettura e del design d’interni, ci si può rifare allo stile industriale, uno stile di arredo moderno che imposta un nuovo metodo di confrontarsi con la tradizione, concentrandosi interamente sulla ricerca di materiali propri del mondo industriale.

Esso affonda le sue radici nella tendenza del vintage che da anni imperversa nel mondo del design, coniugando propensioni sociali, come il desiderio di risparmio e la tendenza ecologica del riciclo, entrambi temi sensibili anche nel settore dei parchi, dove si cerca di realizzare intere aree con oggetti di recupero: i cosiddetti prop.

 

 

Probabilmente, nasce anche dall’idea di riutilizzo che ha cominciato a prendere piede quando si è iniziato a riconvertire gli edifici produttivi newyorkesi che venivano trasformati in loft abitabili già dalla fine degli anni Settanta. L’atmosfera originale di factory era data dagli elementi architettonici originali degli ambienti stessi: i pilastri in mattoni, i sottotetti in ferro e ghisa, i pavimenti in cemento e dai muri. Per ottenere questo tipo di atmosfera anche nei parchi si è allora pensato di trasportare gli elementi di riuso che ricordassero in maniera inequivocabile quel tipo di ambienti del passato e lo si è fatto inserendo elementi che spesso perdono la loro funzione originale trasformandosi da oggetti d’uso in oggetti di scena. Nello stile industriale le forme e i materiali sono determinati più da un carattere estetico che dalla loro reale ed effettiva funzione, quindi, si parla di recupero e revisione funzionale.

Gli elementi dello stile industriale rispondono alla regola: ricordo, semplicità, robustezza e regolato disordine. Ci vuole poco però per sconfinare nella disorganizzazione, per questo gli elementi scelti devono essere perfettamente integrati tra di loro. Questo stile si serve di elementi originariamente progettati per un uso produttivo proprio come avviene nel vintage e trovano spazio in ambienti dove il ferro rugginoso, l’ottone ossidato, il legno consumato, i vetri opachi, e anche il peltro, vengono adoperati secondo il loro migliore utilizzo.

I materiali più usati restano sempre quelli resistenti, di derivazione industriale, ma per le tinte la palette di colori degli interni punta generalmente su toni neutri o ombrosi, come il nero, il grigio e il caffè, accoppiati con i legni naturali e consumati. Le pareti sono in tinta unita, beige e grigio, ma molto spesso vengono usate le carte da parati, che si limitano in genere a motivi geometrici, oppure i muri con i mattoni a vista. Nell’ambiente in cui si desidera riportare questo stile, le porte e le finestre dovrebbero essere molto grandi e in ferro con locali ampi e spaziosi.

Nella definizione di uno stile però non bisogna mai trascurare la scelta dei particolari. Per codificare ancora più precisamente questo stile vediamone un esempio abbastanza esaustivo. Una lanterna di inizi Novecento sintetizza in modo perfetto le peculiarità dello stile industriale, tutte mirate alla estrema praticità ed essenzialità. Il requisito fondamentale dell’illuminazione industriale, infatti, a parte la funzione decorativa richiesta dal design, è senz’altro la funzionalità. Nel caso di un’installazione all’interno di un’attrazione di un parco, la scelta degli apparecchi luminosi può cadere su lanterne molto vistose, attirando anche l’attenzione degli ospiti per le loro abbondanti dimensioni oppure per l’originale design.

 

Rookburgh Gazette

Rookburgh Gazette

 

Graphic design

 

Rookburgh è contraddistinto da un forte impiego di grafiche e illustrazioni in linea con lo stile e il tema dell’area in cui sono inserite.

Il termine graphic design indica il prodotto progettato e orientata alla comunicazione visiva. È una disciplina accademica la cui attività consiste nel progettare comunicazioni visive destinate a trasmettere messaggi specifici. Lo stile grafico utilizzato in questo luogo è ispirato a un periodo, non troppo vasto di epoca vittoriana, che va dai movimenti delle Arts & Crafts fino allo stile della Secessione Viennese.

 

Tenniel

John Tenniel, illustrazione per Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie

 

Le grafiche e le illustrazioni durante l’Età vittoriana nascono principalmente per l’editoria e la stampa, dove la lettura non è più appannaggio di pochi colti, ma inizia a diventare di uso comune. Inoltre, le innovazioni tecnologiche nella stampa la rendono sempre più efficienti e aumentano di conseguenza la possibilità di produzione. Si ricordano, tra le varie tecniche impiegate, la galvanoplastica e l’acquaforte per le incisioni monocromatiche.

 

Morris

William Morris, carta da parati

 

Il movimento Arts & Crafts, dunque, si è sviluppato in reazione alla scarsa qualità estetica dei prodotti successivi alla Rivoluzione Industriale che, grazie alle nuove tecnologie dell’epoca, potevano produrre quantità di opere grafiche maggiori e più velocemente. I seguaci del movimento volevano distruggere il sistema, credendo che l’industrializzazione, con il suo lavoro alienante, creasse una distanza disumanizzante tra il designer e il produttore e di conseguenza ha sostenuto l’attenzione sul design e un ritorno all’artigianato. Ad aprire le fila del movimento è stato William Morris (1834–1896) che con le Arts & Crafts non promuoveva uno stile particolare, ma un’estetica comune, enfatizzata dalla natura e dalla semplicità di forma. Il movimento è ora riconosciuto come il ponte tra i valori vittoriani tradizionali e il movimento moderno. Un po’ forse in contrasto con la vita pulsante e industriale di Rookburgh, ma questi valori e pensieri sono ben visibili nello stile grafico adottato.

Le grandi opere grafiche della Secessione Viennese, invece, sono composte in uno stile artistico, sviluppatosi fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo in Germania e in Austria. L’ufficializzazione di questo movimento è avvenuta con la cosiddetta Wiener Secession, che aveva consistito nella creazione di un’associazione di diciannove artisti, che avrebbero voluto prendere le distanze dall’Accademia di Belle Arti per formare un gruppo autonomo, dotato di una propria indipendenza e di una propria sede: il Palazzo della Secessione Viennese. Esaltarono l’ideale della Gesamtkunstwerk, “l’Opera d’arte totale”, e cominciarono a progettare, dipingere e decorare in una fusione completa delle arti. Questo termine tedesco, utilizzato principalmente da Richard Wagner, si inserisce perfettamente nel contesto dei parchi, in quanto rappresentano la fusione di tante arti differenti, per cui si possono definire come opera d’arte totale.

 

Secessione

Alfred Roller, Ver Sacrum

 

Nel 1898, a Vienna apparve la rivista secessionista Ver Sacrum, fondata da Gustav Klimt e Max Kurzweil. La grafica e il design del movimento secessionista furono campo fecondo di sperimentazione per molti artisti. Accanto alle preziose opere grafiche prodotte per la rivista, vennero prodotte anche raffinate illustrazioni, destinate soprattutto ai libri per l’infanzia, e i manifesti, riportanti una grafica fortemente innovativa, moderna, con un forte uso delle curve (il cosiddetto colpo di frusta) e con chiari riferimenti all’arte giapponese, della quale colsero essenzialità e astrazione.

Le caratteristiche di questi stili e movimenti sono subito visibili appena varcato il gate d’ingresso di Rookburgh, accessibile dall’area Berlin. Appena si entra all’interno si possono ammirare varie locandine appese alle pareti: le pubblicità dell’Hotel Charles Lindbergh, manifesti sulle attività sportive e sulla ricerca scientifica. Ogni luogo e vicolo di Rookburgh è ricco di dettagli grafici, ma quello che sorprende di più è il quotidiano il Rookburgh Gazette, un giornale di fantasia che racconta i fatti e le cronache che avvengono in quell’area.

Il primo numero della rivista venne distribuito agli ospiti ancora prima che l’area aprisse. La Rookburgh Gazette offriva uno sguardo al futuro di Phantasialand e rivelava quasi l’intera gamma del mondo tematico steampunk che sarebbe nato. Giornalisti fittizi hanno già potuto dare un’occhiata alla vivace città di Rookburgh e avere conversazioni con i residenti.

 

MK Themed Attractions

 

L’azienda creativa danese MK Themed Attractions è specializzata nella creazione di concept e tematizzazioni e ha collaborato nella realizzazione di alcuni elementi per Rookburgh.

Questa azienda vanta un team di creativi specializzati in ambiti diversi: pittori, scultori, architetti e tante altre figure chiave che consentono a MK Themed Attractions di essere una realtà completa. Essa produce elementi personalizzati in vetro resina per progetti su larga scala e possiede anche ampio portfolio di articoli a tema adattabili alle varie esigenze. Uno degli ultimi lavori è stato per Phantasialand, in particolare per l’area Rookburgh, dove è stata realizzata una replica 1:1 di una locomotiva a vapore, che si trova in cima al primo lancio di FLY. Il treno steampunk può essere visto sulle ferrovie sopra l’area, fornendo un elemento a tema accattivante per il mondo industriale di Rookburgh.

 

Treno

MK Themed Attractions, treno steampunk per Rookburgh

 

Mentre gli ospiti passeggiano per l’area, tra le imponenti mura in mattoni e i depositi di carbone, potranno scorgere anche diverse caldaie ed elementi a tema che MK Themed Attractions ha prodotto, in linea con l’atmosfera del luogo.

La complessità per un’azienda esterna, che non lavorava direttamente per il parco e che commissiona il lavoro, è quella di riuscire a creare degli elementi perfettamente integrati con il concept originale presentato. In questo caso il risultato finale è perfettamente bilanciato con il mondo steampunk che è stato realizzato, le caldaie fumanti e la locomotiva sono nel posto dove dovrebbero essere.

 

Eric Daman, il volto dietro Rookburgh

 

L’ultimo progetto di design noto di Eric Daman è stato il mondo a tema di Rookburgh, inaugurato nel 2020. Eric Daman era già responsabile del coaster Colorado Adventure, dopo essere stato coinvolto nella creazione di River Quest, Winja’s Fear, Winja’s Force, Black Mamba, Maus au Chocolat, Talocan e Chiapas. Si devono a lui anche i progetti delle aree Klugheim e Rookburgh, e dei tre hotel a tema Hotel Matamba, Hotel Ling Bao e Hotel Charles Lindbergh.

 

Hotel Charles Lindberg

L’Hotel Charles Lindberg

 

A causa della ridotta capacità degli spazi di Phantasialand, Eric Daman è stato sempre costretto a progettare nuovi mondi a tema su diversi livelli, rendendo le aree sempre più tridimensionali. Daman era un perfezionista e nel 2016 ha rivelato al podcast Ochtend in Pretparkland che camminava spesso nel parco per scattare foto e sviluppare nuove idee. Inoltre, Daman non voleva progettare attrazioni e mondi tematici con storie specifiche, infatti afferma: «penso che sia molto pericoloso costruire un’attrazione interamente attorno a una storia che gli ospiti devono capire per apprezzare l’attrazione». In Phantasialand, le storie costituiscono solo una struttura approssimativa per le attrazioni. È di per sé un diverso tipo di tematizzazione, dove l’ospite ha chiaro il suo punto di vista narrativo, non quello dell’attrazione stessa.

 

Rookburgh Phantasialand

Il ristorante Uhrwerk

 

Eric Daman ha sempre sviluppato nuove attrazioni con diversi anni di anticipo e ha lavorato anche per altri parchi a tema europei, ma il suo maggiore contributo artistico lo ha avuto proprio con Phantasialand. Il 30 aprile del 2022 finisce un’era per Phantasialand con la morte del suo talentuoso designer a soli 58 anni. Nato il 27 settembre del 1963, è sicuramente stato uno dei più talentuosi theme park designer degli ultimi anni, i suoi mondi continueranno a vivere e a trasportare milioni di persone in questi luoghi immaginari dove la storia non è precisa, ma trasporta l’ospite verso nuovi stati d’animo e sensazioni legate soprattutto alle scenografie e tematizzazioni da lui create.

Conclusioni

 

La famosa frase di Ludwig Mies van der Rohe “Less is more” forse a questi non-luoghi non si può applicare, ma parte del suo significato rientra appieno con quello che l’architetto tedesco intendesse dire. Letteralmente significa “meno è di più” e nasce da una nuova filosofia rivoluzionaria, rispetto ai tempi passati in cui si riteneva che, nel caso di grandi opere architettoniche, si dovesse sempre perseguire l’opulenza e la complessità del design. Affermando, al contrario, che il miglior risultato, il “di più”, si ottiene costruendo un edificio essenziale, essa ha pian piano preso piede anche nel mondo dei parchi a tema.

Mies van der Rohe utilizzò questo principio come fondamento di una nuova architettura, un’architettura che non guardasse più allo sfarzo e alla complessità di risultato come qualcosa da perseguire. “Less is more” è diventato nei decenni un principio traslato dall’architettura al design. Tutto ciò è in contrapposizione con quanto avevo proposto all’inizio del precedente articolo con la frase di Leonardo Da Vinci: «I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio». Le due citazioni, in qualche modo, si fondono e si uniscono in quello che sono oggi i parchi a tema e, in questo caso, a Phantasialand, dove la tematizzazione non è opulenta ma ben bilanciata tra ricchi dettagli e un minimalismo radicale.

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«I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio»
Leonardo Da Vinci

Il significato della frase del genio toscano rappresenta pienamente il discorso che si vuole approfondire in questo articolo dedicato a Rookburgh. Leonardo Da Vinci è una vera figura poliedrica, molto vicina a quella dello scenografo dei parchi o, ancora prima, ad Andrea Verrocchio. Due figure, quella dell’allievo e del suo maestro, estremamente abili in campi differenti. Questa multidisciplinarità è una caratteristica di chi progetta nel settore dei parchi a tema, una conoscenza completa che richiede lo sviluppo e approfondimento di varie discipline: scenografia, pittura, scultura, design, architettura e tante altre.

Riprendendo la citazione iniziale, l’inserimento di dettagli, nel contesto dei parchi a tema, crea una realtà alternativa in cui l’ospite è in grado di estraniarsi completamente dalla realtà. Questi dettagli, però, devono essere ben studiati e inseriti nel modo corretto. Un esempio potrebbe essere quello della ricostruzione di un villaggio medievale nel quale non si potranno inserire tra le varie installazioni, dettagli legati alle tecnologie sviluppate nei secoli successivi. Viene piuttosto fatta un’attenta indagine dai set e prop designer per inserire i dovuti elementi all’interno dell’area o dell’attrazione tematica.

Phantasialand oltre Rookburgh

 

Prendiamo in esempio il caso studio di Phantasialand (Brühl, Germania), il parco tedesco fondato nel 1967 dall’impresario Gottlieb Löffelhardt e del burattinaio Richard Schmidt. Schmidt voleva rendere i suoi personaggi e gli scenari realizzati accessibili al pubblico. Collaborando con Löffelhardt, costruì intorno al Mondsee un giardino dedicato alle favole, insieme ad altre attrazioni come il percorso in auto d’epoca, la Westerneisenbahn, un playground e il ristorante Hawaii. Allo stato attuale, le caratteristiche principali di questo parco sono: una densa occupazione dello spazio con attrazioni intrecciate tra loro e la demolizione frequente di vecchie attrazioni a favore di nuove.

Phantasialand è divisa in sei aree tematiche: Berlin, Fantasy, Mystery, China Town, Mexico, Deep in Africa. Ogni area del parco è estremamente curata e ricca di dettagli, dettagli che non eccedono nell’intera composizione, ma che anzi rendono reali ambienti non-reali. Ogni area è contraddistinta da scenografie imponenti che non permettono all’ospite di osservare “il mondo esterno”. Infatti, all’interno di Phantasialand si realizza un completo distacco dalla realtà e per chi pernotta negli hotel l’esperienza continua anche una volta uscito da quel piccolo magico mondo.
In questo articolo verrà approfondito il caso meglio riuscito di tutto lo splendido lavoro di progettazione che è stata fatto a Phantasialand, ossia l’area steampunk di Berlin, Rookburgh.

L’ingresso a Rookburgh

 

Area: Berlin – Rookburgh

 

Berlin, situata al centro del parco, parte dall’entrata fino ad arrivare al piazzale, è un’area progettata secondo lo stile nostalgico tipico della Berlino dei primi anni del Novecento. Essa comprende, oltre alla strada principale, la Kaiserplatz e la zona steampunk di Rookburgh.

Uno stile steampunk non eccessivo, quello della nuova area inaugurata nel 2020, ma ben fatto e curato. Uno stile reale che unisce il vittoriano con il fantascientifico in uno connubio ben studiato. Non bisogna immaginarsi uno steampunk pacchiano ed esagerato, bensì piuttosto ben bilanciato tra realtà e fantasia.

Rookburgh è accessibile dall’area Berlin passando dalla stazione della metropolitana che collega le due aree. Il tunnel d’ingresso ha lo scopo di rendere più tangibile il nuovo mondo emergente di Rookburgh. Tra le varie grafiche in quello stile caratteristico che andava dalla nascita delle Arts & Crafts allo stile tipico della Secessione Viennese, fino a un pregevole mosaico che adorna l’ingresso della grande stazione della metropolitana.

Rookburgh vuole rappresentare una città emergente, figlia della Prima Rivoluzione Industriale. Le imponenti mura di mattoni coprono il panorama della campagna di Colonia e si estraniano completamente dall’area berlinese. I profondi depositi di carbone nero, comignoli rossi fumanti, il trambusto, il vapore bianco che sale dai tombini, rendono questo non-luogo (secondo la nota definizione di Marc Augè) un vero e proprio luogo reale.
La città è progettata, nell’immaginario tematico dell’area, dalla Rookburgh AirRail Company, la quale possiede una grande fabbrica alla periferia della città e impiega innumerevoli lavoratori allo sviluppo e costruzione della macchina volante F.L.Y.

È fin da subito è chiaro chi tu sia, che cosa tu stia facendo e dove tu stia andando: tre elementi chiave per realizzare un progetto di tematizzazione. I dettagli sono molteplici in questo luogo e la cura degli stessi portano l’ospite a sentirsi completamente in quell’immaginaria Berlino steampunk di inizi Novecento. Ogni attrezzo, cassa o corda è installata in maniera magistrale, le grafiche utilizzate sono completamente inserite nel contesto, dalle pubblicità del primo volo dell’uomo, fino ai cartelli “vietato fumare” o area “video sorvegliata”.

 

Le tipografie della città di Rookburgh producono anche un loro quotidiano, che racconta la cronaca della città, il Rookburgh Gazette, che si può trovare all’interno dell’area o nell’hotel. Il secondo accesso a quest’area, infatti, è attraverso l’Hotel Charles Lindbergh, un’esperienza esclusiva per gli ospiti che soggiornano al suo interno. L’imponente facciata che si erge verso il cielo dell’hotel sorge sulla strada Berggeiststraße (a pochi metri di distanza c’è l’entrata principale del parco).

 

Hotel: Charles Lindbergh

 

Soggiornando all’interno dell’Hotel Charles Lindbergh si potrà entrare a far parte della Explorers Society. Appena entrati ci si ritrova in quella che sembra una stazione d’imbarco di un aeroporto, dove i mattoni, il cemento e il metallo si fondono completamente in un ambiente affascinante. I rulli su cui sono appoggiate vecchie valigie in pelle, recuperate da mercatino dell’usato o da rigattieri – d’ora in poi questi tipi oggetti verranno chiamati con il nome di prop – sono in attesa di essere portate nelle cabine degli aviatori. Entrati nella hall d’ingresso dell’hotel si è accolti da uno staff uscito direttamente dagli anni Venti. Ogni cast member è completamente inserito nella sua parte: hostess, tecnici, il personale di servizio, chiunque lavori in questo luogo rende l’esperienza completa. Perfino il custode, che si può trovare all’entrata che porta verso il parco, è un attore in scena, che recita il suo ruolo di addetto Rookburgh AirRail Company. Il personale della hall consegna le carte d’imbarco, i biglietti per provare la prima macchina volante prodotta dall’uomo, F.L.Y., e la mappa per raggiungere la propria cabina.

 

L’ingresso dell’Hotel Charles Lindbergh

 

Camminando per i corridoi si può notare come i piccoli dettagli rendano l’esperienza unica, i poster della città, le foto dei membri della Explorers Society, le varie cabine degli aviatori impilate una sopra l’altra e, appena ci si affaccia sulla terrazza che porta alla propria camera ecco che si vede la città di Rookburgh. La struttura dell’hotel si fonde completamente con l’area circostante e la sua attrazione F.L.Y.

Le camere, realizzate con strutture prefabbricate impilate una sopra l’altra, sono le cabine di riposo degli aviatori. Il design d’interni è ben studiato, sia nella scelta dei letti sia nei servizi igienici, così come la musica di sottofondo che rimanda a una città industrializzata, il suono dei treni a vapore, dei dirigibili che passano sopra le nostre teste e tanti altri suoni immersivi.

Gli interni delle camere dell’Hotel Charles Lindbergh

L’attrazione F.L.Y. vola attraverso l’hotel nelle immediate vicinanze degli ospiti, consentendo così un incontro unico al mondo. Da quasi ogni posizione dell’hotel è possibile vedere sfrecciare l’affascinante macchina volante.
L’Hotel Charles Lindbergh dispone di un totale di 106 camere distribuite su cinque parti dell’edificio diviso in sei piani.

Ristorazione: 1919 – Bar. Pub. Distilleria, Uhrwerk e Zum Kohleschipper

 

All’interno del Charles Lindbergh si trova il pub 1919 – Bar. Pub. Distilleria, riservato esclusivamente ai membri della Explorers Society. Il 1919 – Bar. Pub. Distilleria si presenta come il punto di ristoro dei lavoratori della città che, dopo una giornata in fabbrica, possono finalmente rilassarsi all’interno di questo pub. L’atmosfera calda e tipica dei pub tedeschi inonda completamente gli spazi, modellini di macchine del volo si ergono sopra un bigliardo al quale, tutt’intorno, si trovano gli ospiti intenti a giocare a freccette. Anche in questa zona troviamo un forte utilizzo di mattoni a vista, legno e metallo. Il menù è stampato su carta da giornale e rilegato come un quotidiano e i dettagli anche in questo caso sono numerosi, come nella scelta dei prodotti serviti. Degno di nota è il personale che anche qui fa rivivere al pubblico un’atmosfera vecchia, di un altro tempo.

Plastici di macchine del volo all’interno del 1919 – Bar. Pub. Distilleria

 

Proseguendo oltre al pub si trova il ristorante della città di Rookburgh, Uhrwerk, accessibile anche agli ospiti del parco. Questo luogo mantiene le atmosfere calde dello stesso pub, ricordando quei locali enormi tipici della Baviera, con l’aggiunta di uno stile industriale ben bilanciato, un look che fa riferimento alla tecnologia e che rispecchia il modo di vivere attuale, attraverso il riciclo di oggetti passati.

Un immenso orologio sovrasta la sala principale del ristorante dove i tavoli in legno si trovano avvolti tra le mura di mattoni rossi a vista e pesanti porte in metallo, coperti a loro volta dai progetti di alcune delle macchine volanti che sono state realizzate nei cantieri di Rookburgh. Lo stile dei tavoli e delle sedute ricorda quello delle mense dei lavoratori del periodo industriale. La seduta stessa, una delle parti più interessanti, è legata al tavolo attraverso una cerniera che le permette di ruotarsi e mettersi nella posizione desiderata per l’ospite. La forma della seduta, come quella di un trattore agricolo, ricorda anche un famoso elemento del design italiano, ossia la sedia Mezzadro dei fratelli Castiglioni. I Castiglioni, in cerca di nuove tecnologie e prodotti adatti, tramite un processo di produzione seriale sono arrivati alla creazione di Mezzadro attraverso l’assemblaggio ironico e perfettamente funzionante di parti industriali. Questo prodotto potrebbe negare la nozione di design essendo per l’appunto, un lavoro di ready made, che diventa parte del processo di costruzione di alcuni elementi scenici di Rookburgh. Infine, c’è il chiosco poco fuori dall’attrazione di F.L.Y., il Zum Kohleschipper. Qui si preparano quattro tipi di panini in una struttura che ricorda un locale caldaie, nascosto tra le strutture industriali della città.

 

Interni del ristorante Uhrwerk

 

Negozio: Emilie’s Chocoladen & Candy Werkstatt

 

Con uno stile ispirato alle strutture e al look dell’iconico film di Tim Burton Charlie and the Chocolate Factory (2005), Emilie’s chocoladen & Candy Werkstatt è la pasticceria della cittadina di Rookburgh. Questo luogo non è solo un punto vendita di dolciumi, ma un vero proprio laboratorio artigianale del cioccolato dove è anche possibile assistere alla preparazione delle specialità di Emilie.

L’esterno del negozio, subito sotto l’insegna, è pieno di bancali con i sacchi di cacao e di zucchero, provenienti da ogni angolo del globo, pronti per essere portati all’interno della manifattura. Passando attraverso una pesante porta a vetri, si accede nella pasticceria. Gli interni sono ricchi di dettagli, dai tubi per la distribuzione dei dolciumi alle varie mensole dove sono esposti i cioccolatini e un bancone dove il pasticciere prepara enormi dischi di cioccolata da mettere all’interno della vetrina. La vita pulsante del mondo rivoluzionario di Rookburgh può essere percepita qui, in un luogo riservato e tenero con un profumo irresistibile che riempie tutto il negozio.

 

Attrazione: F.L.Y.

 

L’unica attrazione presente in questa area è F.L.Y., il primo flying launched roller coaster al mondo del produttore olandese Vekoma, con il quale i passeggeri, sdraiati a pancia in giù, vengono lanciati due volte. Nella storyline dell’area, questo velivolo è l’ultima impresa ingegneristica della Rookburgh AirRail Company, nata per realizzare il grande sogno dell’umanità: volare. F.L.Y. rappresenta un mezzo di trasporto visionario con il quale i viaggiatori possono volare per le strade e le piazze di Rookburgh, attraverso le facciate in mattoni delle fabbriche e all’interno dell’Hotel Charles Lindberg. F.L.Y. non è solo un’esperienza per i passeggeri, perché anche gli ospiti che passeggiano nell’area possono osservare il lungo e tortuoso percorso scomparire negli edifici, riapparire improvvisamente di fronte a e snodarsi attraverso la città.

Blue print di un dirigibile all’interno della coda di F.L.Y.

 

La q-line è ricca di elementi in ogni sua parte, come i blue print di alcune macchine del volo appesi lungo tutta le pareti fatte di lamine di metallo ondulato. La coda di attesa è un labirinto di tunnel e scale che si intrecciano sotto tutta l’area e ad ogni svolta ci sono nuovi dettagli che alleviano l’attesa degli ospiti, come la cabina di un membro della Rookburgh AirRail Company che si può ammirare attraverso gli oblò appesi alle pareti. Andando avanti si può trovare una sala con un banco da lavoro in legno al centro e sulle pareti vari tipi di prop, come chiavi inglesi, pinze, martelli e tanti altri strumenti. Mentre dal soffitto scendono pesanti catene in metallo, ganci e uncini.

Un video pre-show ci illustra come procedere all’interno della sala d’imbarco di F.L.Y. per poi lasciare gli effetti personali all’interno di armadietti. Il personale in divisa da lavoro accoglie i passeggeri nell’ultima stanza per poi farli imbarcare sull’attrazione. I sedili consentono agli ospiti di sedersi in una normale posizione per poi passare attraverso una piccola parte dark ride e successivamente inclinati in posizione a pancia in giù per la partenza. La parte indoor presenta l’uso di varie tecnologie, come i proiettori a ventilatore olografici, LED wall, installato dietro alle alte finestre della fabbrica, e un robot. Terminata questa parte, F.L.Y. è pronto per essere lanciato.

Gli interni della coda di F.L.Y.

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Dopo Disneyland Paris, oggi analizzeremo insieme come gli spot TV di Gardaland hanno comunicato in passato e comunicano oggi l’esperienza al proprio target, partendo dall’analisi di spot pubblicitari dagli anni ’80 fino ad arrivare agli anni più recenti.
Di seguito, alcuni degli esempi delle pubblicità del parco per capire come il messaggio “Gardaland” sia cambiato nel corso degli anni.

Gardaland: i primi spot televisivi

 

Partendo dal 1978 e fino al 1983, gli spot pubblicitari di Gardaland si compongono di sequenze di video e immagini raffiguranti le attrazioni e i servizi del parco, mentre una voce in sottofondo racconta quello che Gardaland ha da offrire con l’obbiettivo di incuriosire il maggior numero possibile di spettatori.

A partire poi dal 1984 il parco introduce la propria mascotte in ogni pubblicità. Prezzemolo diventa contemporaneamente il protagonista e la voce di sottofondo in ogni comunicazione. In particolare, questa scelta strategica si lega all’importanza che il draghetto verde stava già assumendo in tutta Italia in quegli anni.

Per fare un esempio, nel 1987 venne lanciato uno spot per promuovere le notti estive di Gardaland. Più precisamente, è sera e 4 teenagers annoiati sono seduti su una panchina pensando a cosa fare, quando improvvisamente appare Prezzemolo e racconta loro del divertimento che possono trovare a Gardaland.

Un ulteriore esempio è rappresentato dallo spot promotore della “Valle dei Re”, la famosa attrazione inaugurata in quegli anni. All’inizio del commercial, un logo appare raffigurante Prezzemolo che racconta la novità del parco. Successivamente, inizia un trailer animato raffigurante un avventuriero che entra in una piramide e trova un tesoro perduto; la scena poi viene improvvisamente interrotta da Prezzemolo che invita lo spettatore a scoprire i segreti della “Valle dei Re” a Gardaland.

Per concludere, possiamo notare come il logo raffigurante Prezzemolo contribuisca al cosiddetto procedimento di riconoscimento del brand; di fatti porta lo spettatore ad associare a Gardaland tutte le immagini e le emozioni evocate dalla pubblicità stessa attraverso il volto della mascotte.

Gli slogan pubblicitari di Gardaland

A partire dal 1990 Gardaland inizia a lanciare spot televisivi che si concludono con uno slogan pubblicitario. Si tratta di una scelta strategica, essendo quest’ultimo uno dei tre componenti chiave della “Brand identity”, ossia la costruzione dell’identità del brand. In particolare, gli slogan vengono associati ad un brand specifico e se ben utilizzati, risultano degli strumenti efficaci per introdurre una compagnia sul mercato e farla persistere nella mente del consumatore.

Per fare alcuni esempi, nel 1991 Gardaland lanciò uno spot televisivo rappresentante un padre e suo figlio che trascorrono l’intera giornata al parco; la pubblicità si conclude con lo slogan “un sogno ad occhi aperti”.

Un altro esempio è il commercial dell’anno successivo dove un’intera giornata spesa tra le montagne russe di Gardaland, viene descritta con la frase “Un tuffo al cuore”. Un altro slogan piuttosto utilizzato è “Il tuo mondo della fantasia”, sottolineando la magia intrinseca nel parco.

 

In questi anni quindi l’obbiettivo principale rimane quello di incuriosire e attrarre il pubblico, cercando di trasmettere forti emozioni in soli 30 secondi e spingendo lo spettatore ad associare i sentimenti evocati con il brand di Gardaland.

Gardaland: gli spot televisivi più recenti

A partire dagli anni 2000, Gardaland inizia ad utilizzare un diverso formato di spot per la promozione del parco. In particolare per pubblicizzare le nuove attrazioni e i nuovi servizi, il commercial racconta una storia legata alla novità del parco.

Ad esempio quando nel 2002 venne inaugurata “Fuga da Atlantide”, il parco lanciò uno spot pubblicitario raccontando la storia di una famiglia in procinto di visitare un museo, quando improvvisamente trovano una porta che li conduce all’interno dell’attrazione “Fuga da Atlantide”. Lo spot termina poi con la frase “Al cinema? No a Gardaland”, come se il parco volesse ricordare il trailer di un film che può essere visto e vissuto solo all’interno di Gardaland.

 

Un altro esempio è quello correlato all’attrazione “Mammut”, inaugurata a Gardaland nel 2008. In quell’anno infatti il parco lanciò uno spot per promuovere la nuova montagna russa, seguendo sempre l’impostazione di un trailer cinematografico. Più precisamente, due uomini si trovano su un immenso ghiacciaio quando improvvisamente appare un mammut; a questo punto la scena cambia, spostandosi a Gardaland dove l’attrazione “Mammut” viene filmata con lo scopo di incuriosire lo spettatore e spingerlo a scoprirla.

 

 

Focalizzandoci invece sugli ultimi anni, gli spot TV di Gardaland si aprono con il libro “Gardaland Resort” e, mentre le pagine scorrono, viene promosso l’intero Resort con attrazioni, servizi, show e hotel. L’obbiettivo rimane quello di trasmettere forti e positive emozioni che gli ospiti possono vivere solo a Gardaland, con lo scopo non solo di attrarre nuova audience, ma anche di fidelizzare quella già esistente.

 

 

Si ringraziano per il prezioso contributo e la pubblicazione online dei contenuti Gardaland Tribe e Tutto Spot 80.

 

 

Le comunicazioni di marketing (anche indicate con il termine “MarCom”) sono la combinazione dei mezzi adottati da un’azienda per veicolare messaggi relativi al prodotto in vendita fini al persuadere i consumatori all’acquisto. Tra i differenti strumenti, gli spot televisivi giocano un ruolo cruciale nell’aumentare il fattore brand awareness. Quest’ultima è definita dagli autori Rossiter e Percy [1987, 1994] come l’abilità di chi compra di identificare un brand in dettaglio sufficiente ad effettuare un acquisto. Nei seguenti paragrafi analizzeremo diversi spot TV di Disneyland Paris trasmessi tra il 1992 e il 2020 per comprendere quale messaggio la compagnia voglia trasmettere al suo audience di riferimento.

Disneyland Paris: gli spot anni Novanta

Sin dalla sua nascita, gli spot TV di Disneyland Paris hanno sempre cercato di trasmettere messaggi colmi di forti e magiche emozioni per spingere gli ospiti a sognare e, conseguentemente, acquistare l’esperienza. Nel 1993 Disneyland Paris presenta uno spot pubblicitario avente come protagonisti Donald Duck, Mickey Mouse e Pluto. I tre celebri personaggi Disney entrano nel castello della Bella Addormentata, l’emblema del parco. Si tratta infatti di un simbolo riconosciuto in tutto il mondo, grazie agli spettacoli e ai fuochi d’artificio che ogni giorno contribuiscono a creare un’atmosfera unica e magica.
Una volta entrati nel castello, i tre si trovano all’interno del parco tematico con i suoi show, parate, attrazioni e hotel. L’intera scena viene arricchita dal voice-over che descrive Disneyland con frasi come “Mondo Magico”, “Un carnevale di colori e musica” e “Il luogo dove le fiabe prendono vita”, tutte volte a sottolineare l’unicità del luogo.

Sempre nello stesso anno, viene trasmesso un altro spot. In questo caso il protagonista è un bambino che, sdraiato sul letto, sta leggendo un libro intitolato “EuroDisney”. Nello sfogliare le pagine, queste prendono vita mostrando i personaggi e le attrazioni più celebri del parco. Anche in questo caso si può quindi notare come Disneyland voglia associare il brand all’idea di un luogo magico, in cui le favole prendono vita.

Andando avanti di qualche anno, si può notare come le comunicazioni del parco siano sempre volte a trasmettere emozioni positive, principalmente legate al concetto di “Famiglia”.
Per fare qualche esempio, nel 1997 vengono realizzati due spot che ruotano attorno a questa tipologia di messaggio. Il primo vede come protagonisti due bambini con gli occhi pieni di gioia mentre si divertono a Disneyland. La felicità raggiunge il suo picco alla fine dello spot quando i due bambini incontrano e abbracciano i loro personaggi preferiti del mondo Disney.

Il secondo spot realizzato nello stesso anno riprende una famiglia mentre ricorda la giornata vissuta al parco. Tutta la scena è caratterizzata da un’atmosfera di gioia e felicità che può essere chiaramente percepita dai sorrisi dei membri della famiglia.

 

Gli spot anni Duemila

Negli anni 2000 Disneyland celebra il suo 15esimo e 25esimo anniversario; rilascia quindi campagne pubblicitarie volte a promuovere gli eventi organizzati in occasione di queste importanti date. Consideriamo ad esempio lo spot del 2007; questo è caratterizzato dalla presenza di un magico tappeto rosso che fuoriesce dal castello della Bella Addormentata e arriva fino alla città, bussando alle porte dei potenziali ospiti del parco. A fine spot appaiono i più celebri personaggi Disney insieme alla frase “Siete invitati ai festeggiamenti”.

Nel 2018 Disneyland Paris lancia un altro spot di grande successo intitolato “Il piccolo anatroccolo”. Questa clip di circa 1 minuto e 15 secondi racconta la storia di un piccolo papero che, durante una giornata di pioggia, trova una rivista su Donald Duck. Da questo momento, il personaggio Disney diventa l’idolo e l’eroe che l’anatroccolo sogna di incontrare. A fine spot, il suo sogno si realizza: mentre cammina su una vasta prateria verde, l’anatroccolo incontra e abbraccia Donald Duck. Possiamo notare, quindi, come ancora una volta Disneyland si raffigura come il luogo magico in cui tutto può divenire realtà.

Per concludere l’analisi, un altro recente spot è stato lanciato da Disneyland nel 2020. In questo caso la protagonista è una giovane adolescente ripresa mentre cammina; nel frattempo la scena dietro la ragazza continua a cambiare mostrando i mondi Disney e Marvel. La clip si conclude con la frase “Cosa sarebbe il mondo senza magia?”, sottolineando l’essenza e la missione del parco strettamente legate alla creazione di un’esperienza unica all’interno di un mondo magico.

In conclusione, possiamo notare come negli anni Disneyland abbia sempre cercato di trasmettere messaggi forti e chiari, in grado far percepire agli ospiti l’unicità dell’esperienza attraverso 30 secondi di video. In particolare, il parco tematico ha sempre cercato di associare il proprio brand ad un luogo unico e magico, colmo di forti emozioni; è un luogo dove i sogni diventano realtà, le favole prendono vita e gli ospiti possono vivere momenti irripetibili ed indimenticabili con le persone a loro più care.

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