Con l’inaugurazione di “Antares Interstellar Space Lines” a Movieland – The Hollywood Park nello scorso ottobre, è sempre più frequente sentire nominato il rotor, attrazione tornata sulla bocca di tutti gli appassionati di parchi italiani grazie, appunto, a Movieland. Ma siamo davvero così sicuri di conoscere questa tipologia di rides? Antares è davvero un rotor?
Il rotor: la storia
Il rotor venne inventato nel 1948 da Ernst Hoffmeister, ingegnere tedesco vissuto a cavallo degli anni ’40 in Germania che lo presentò in anteprima mondiale all’Oktoberfest nel 1949.
Il progetto consiste in un cilindro metallico chiuso su tutti i lati adattato per essere ruotato ad alte velocità sul suo asse longitudinale: le persone, in piedi al suo interno, vengono spinte verso le pareti esterne del cilindro e mantenute lì dalla forza centrifuga creata dalla veloce rotazione della struttura.
Inoltre, il pavimento era costituito da una piattaforma movibile sull’asse verticale che durante il ciclo della ride si abbassava lasciando i guest letteralmente appesi alle pareti esterne del cilindro.
L’invenzione, secondo Hoffmeister, non doveva offrire divertimento solo a coloro che vivevano l’esperienza, ma anche a chi li guardava dall’esterno librarsi a mezz’aria in totale assenza di gravità, tant’è che addirittura poteva essere impiegato per performance di ginnastica artistica.
A questo punto, dopo aver analizzato le caratteristiche del rotor, potrebbe già venirci qualche dubbio in relazione alla domanda fatta all’inizio di questo articolo. Antares, la grande novità di Movieland – The Hollywood Park, presenta grandi differenze sia sul piano strutturale che su quello operativo; di fatto essa è accomunata ai rotor solamente per il principio di fondo, ovvero l’essere capace di ruotare ad alta velocità per ottenere una forza centrifuga tale da permettere di incollare i visitatori ai lati del cilindro.
Cosa è quindi sfuggito ai più, comprese diverse testate giornalistiche, presentando Antares?
Il gravitron: l’evoluzione
Nato come evoluzione del rotor nel 1983 e presentato in anteprima al Parco Morey’s Piers in New Jersey, il gravitron ha da subito spopolato nei luna park e parchi divertimento di tutto il mondo.
Si notano sin da subito le differenze col suo predecessore, sia relativamente alla forma della struttura sia alla disposizione interna degli elementi: dal cilindro perfetto del rotor si è passati ad una forma più schiacciata, quasi “a disco volante” e le vecchie pareti perfettamente verticali lasciano spazio a superfici inclinate.
Il gravitron ospita al suo interno 48 postazioni singole, simili a lettini, fissate alle pareti: ciascuna di esse è costituita da un pannello imbottito, leggermente inclinato all’indietro e libero di muoversi sull’asse verticale tramite delle slitte. I visitatori sperimentano la sensazione dell’assenza di gravità poggiandosi alla propria postazione che, scivolando appunto sulle slitte, può staccarsi da terra e raggiungere la parte più alta della struttura.
Fun Fact: negli episodi 6-7 della terza stagione di Stranger Things, famosissima serie Netflix, il gravitron è stato il set principale di alcune scene chiave: per diversi secondi si possono ammirare i protagonisti durante un giro a tutta velocità!
La fisica in azione
Per poter effettivamente funzionare, il principio che sta dietro sia al rotor che al gravitron si basa su formule matematiche molto precise, pertanto per innescare un effetto centrifuga tale da mantenere i visitatori adesi alle pareti è necessario prendere in considerazione le forze che agiscono sul guest, ovvero quella di gravità (anche detta forza peso), l’attrito (o frizione statica) e in ultimo la forza normale (o centripeta): con questi dati possiamo calcolare con estrema precisione la velocità e successivamente le rivoluzioni al minuto (RPM) necessarie all’impresa.
Senza dilungarci in calcoli complessi, possiamo affermare che un gravitron del diametro pari a 8 metri (dimensioni standard della tipologia), nel momento in cui spinge i propri visitatori contro i lati stia ruotando ad almeno 24 RPM con una velocità minima pari a 9.9 m/s (35.64 km/h), una forza G uguale a 2.5G e una forza centrifuga (uguale e opposta alla centripeta) di 25m/s2.
Questi sono i parametri minimi per permettere al gravitron di svolgere il proprio “compito” e incollare i guest alle pareti; ciò non toglie che alcune versioni della ride possano spingersi a velocità superiori con conseguente incremento delle forze G in gioco.
Antares – Interstellar Space Lines: un gravitron di ultimissima generazione
Il genio e l’estro che Movieland – The Hollywood Park possiede non sono cosa nuova, ma con Antares il team creativo del parco ha saputo trasformare un’idea già presente sul mercato da decenni in un’assoluta e spettacolare novità nel panorama dei parchi divertimento.
L’avventura comincia nel cuore del Parco, più precisamente all’interno dell’area Space, dove il guest ha accesso al primo spazio-porto del mondo che collega la Terra a Marte in pochi minuti mediante una navicella ultra rivoluzionaria. La queue-line è parte integrante dell’esperienza, ben realizzata e con diversi easter eggs tutti da scoprire, costituita da un’area di attesa e da due sale preshow in ciascuna delle quali viene proiettato il video introduttivo (rispettivamente in lingua italiana e inglese) in pieno stile aeroporto.
Immagini dal sito di Movieland The Hollywood Park
Il primo impatto all’interno dell’attrazione vera e propria lascia a bocca aperta: il gioco di luci, schermi e retroproiezioni è semplicemente perfetto, ogni cosa dà l’impressione di essere studiata nei minimi particolari. Siamo in tutto e per tutto in un’astronave pronta al decollo verso il pianeta rosso.
Antares stupisce anche dal punto di vista tecnico, infatti promette di raggiungere un’accelerazione pari a 3G (superiore ai classici rotor e gravitron in giro per il mondo).
L’attrazione dunque osa (r)innovare un concetto che ha alle spalle già quasi un secolo, ma che ha ancora tanto da esprimere.
Un ottimo esempio di come guardare al futuro con un occhio al passato!
Ringraziamo il nostro Enrico Mocci e Mattia Bertasi (Movieland Live Tour) per le clip video da Movieland Park
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